di Dott.ssa Fabiola W. Bertassi e Dott. Domenico Arensi
Validità del nuoto nella terapia dell’asma
Molto spesso viene consigliato alle famiglie di bambini affetti da asma cronico di far loro limitare al minimo qualunque attività fisica e di evitare qualsiasi tipo di sport.
L’eccessiva sedentarietà porta invece, soprattutto nei bambini ad una diminuzione della forza e della tonicità della muscolatura toracica, con un conseguente indebolimento delle attività dell’apparato respiratorio che più facilmente diventa preda di infezioni.
Inoltre, l’astinenza dall’esercizio fisico conduce lentamente all’obesità, comportando quindi un progressivo peggioramento della condizione patologica stessa, a causa del maggiore consumo di forze che l’organismo deve affrontare per adeguarsi alle richieste metaboliche di un fisico appesantito.
L’influenza che le attività sportive hanno sullo sviluppo fisico e motorio deve essere sempre considerata parallelamente alla loro importanza nell’evoluzione del profilo psicologico e della personalità del bambino.
I bambini, in genere, hanno uno spiccato senso dell’orgoglio personale che, per fare un esempio, nell’ambito scolastico li motiva a dimostrare, sia alla maestra che ai genitori, la loro capacità di apprendimento e di resa. A scuola un bambino asmatico può competere sullo stesso piano dei suoi compagni di classe per la corsa verso la promozione o la soddisfazione di aver ricevuto un buon voto dall’insegnante. Tuttavia, fuori dalle mura scolastiche questo bambino spesso manca di argomenti e viene emarginato dagli stessi compagni i quali, invece, nel doposcuola si incontrano in palestra, in piscina o al campo di calcio.
Questa situazione può essere considerata alla base di uno stato d’ansia che, in alcuni casi, è il motivo della comparsa di accessi asmatici.
I ricercatori più autorevoli nello studio del rapporto tra asma e lo sport hanno sottolineato che, mentre la corsa libera è l’attività più facilmente in grado di provocare la comparsa di crisi asmatiche, al contrario il nuoto risulta essere il meno asmogeno fra tutte le attività sportive ed inoltre, in molti casi, riduce il broncospasmo.
A questo riguardo citiamo alcuni esempi che dimostrano i vantaggi dell’indirizzare al nuoto i bambini malati di asma.
Alle Olimpiadi di Monaco svoltesi nel 1972, nella specialità dei 400 metri a stile libero vinse la medaglia d’oro Rick Demont, atleta che soffriva d’asma cronico fino dall’infanzia. Nel 1976 il dottor K.D. Fittch, medico della squadra australiana alle Olimpiadi, forni alcuni dati veramente interessanti. Infatti, nel pool della specialità, otto tra i ventotto rappresentanti di questa nazionale soffrivano o avevano sofferto da bambini di asma cronico.
In particolare l’australiana Dawn Fraser, vincitrice di ben quattro medaglie d’oro olimpiche e altre quattro tra argento e bronzo, racconta nella sua autobiografia che, poche ora prima della finale di 100 metri a stile libero, ebbe una crisi di broncospasmo.
La capacità riconosciuta al nuoto nel migliorare l’attività respiratoria nei soggetti asmatici sembra dovuta essenzialmente:
- Ad un esercizio di respirazione, da un lato forzata e dall’altro controllata ritmicamente, che quindi ha le caratteristiche di una vera e propria ginnastica fisioterapica.
- Alla ventilazione continuata e profonda che dà un impulso alla progressione del muco dai polmoni fino alla trachea e quindi, migliorandone l’espulsione, ne evita il ristagno sul quale i germi possono insediarsi e colonizzare.
- All’azione protettiva e benerica esercitata dall’inalazione di aria calda e umida lungo le vie aeree.
E’ ormai dal 1970 che, in ambito pediatrico, si cerca di aiutare l’inserimento dei soggetti asmatici nello sport attraverso l’istruzione e l’educazione sanitaria.
La raccomandazione allo svolgimento di esercizio fisico deriva dai risultati fino ad oggi ottenuti che indicano lo sport come via di riabilitazione e terapia dei soggetti con asma, ed inoltre dall’importanza nella prevenzione delle complicanze tardive.
E’ proprio l’esempio di quegli atleti che nonostante l’asma sono arrivati ai vertici di una specialità impegnativa come il nuoto, che deve far riflettere le persone ancora oggi dubbiose sulle possibilità che ha un bambino asmatico di praticare con successo uno sport. L’attività fisica, e meglio fra tutte il nuoto, non solo è possibile, ma deve essere prescritta ai bambini asmatici come importante aiuto ad una valida terapia medica.
Dottoressa Fabiola Bertassi
Dottor Domenico Arensi
Articolo tratto da: Notizie CMSR, Centro Milanese Sport e Ricreazione – bollettino n. 11 (1985)